Ippoterapia

Progetto ippoterapia

IPPOTERAPIA: questa sconosciuta

(dal gr. ἱππος = cavallo e therapeia = cura), meglio detta terapia con il mezzo del cavallo (abbreviato TMC) è l’insieme di tecniche mediche che utilizzano il cavallo per migliorare lo stato di salute di un soggetto umano.

Da questo punto di vista è da distinguersi dalle semplici pratiche ludiche che coinvolgano il cavallo senza il controllo di personale medico specificamente preparato.

L’ ippoterapia consiste nella induzione di miglioramenti funzionali psichici e motori attraverso l’attento uso dei numerosi stimoli che si realizzano nel corso della interazione uomo-cavallo.

In altre parole: L’ippoterapia come formazione emozionale

L’empatia che porta alla comunicazione tra mondi diversi

 

 

 

In Italia è nata nel 1976 per permettere ai disabili ed alle loro famiglie di entrare in un contesto riabilitativo naturale e ludico-ricreativo.

Oggi, l’ippoterapia è qualcosa di molto di più.

 

Da secoli l’uomo si rapporta col cavallo in diverse forme e per svariati motivi, ma una cosa è certa: vi è comunicazione tra i due esseri.

Il cavallo dimostra affinità per il cavaliere insieme alla capacità di un approccio differente da persona a persona, accetta con tranquillità e con spiccata sensibilità le necessità e le limitazioni dei pazienti, rispetta chi gli sta in groppa, esprime il proprio stato d’animo con tolleranza, dimostra curiosità e costante partecipazione attentiva, suscitando ciò anche nei cavalieri, è ricco di energia, sicurezza, capacità di prestazioni delicate ed intense.

E’ in questo modo che rappresenta per i disabili un punto di mediazione, di contatto col mondo, permettendo l’inizio di un processo di integrazione come co-evoluzione. Le differenze esistono e possono essere feconde in un contesto sociale che permetta a tutti una piena realizzazione individuale.

“E’ l’interdipendenza a costituire la vera espressione di una effettiva integrazione” (Cit. “Integrazione come processo di co-evoluzione”).

Con il cavallo il disabile ha la possibilità di fare un’esperienza di aspetti di sé relativi alla propria corporeità: impara a concepire di essere e di avere un corpo. E la scoperta di sensazioni fisiche si pone in diretta relazione con la costruzione di nuovi livelli di organizzazione spazio-temporale.

Nella relazione col cavallo il paziente ha quindi la possibilità di mettere ordine all’emotività.

Si amplia così la propria rete di contatto, attivando nuove connessioni, e formulando così nuovi pensieri, fondati su un bagaglio di sensazioni ed emozioni provenienti dal proprio corpo in relazione con il corpo del cavallo.

Queste nuove modalità di comunicazione permettono alla mente della persona di tollerare con minore angoscia fatti e situazioni della propria esperienza di vita.

La paradossale coappartenenza degli opposti, l’essere soggetto e oggetto allo stesso tempo, corpo e mente, porta il paziente ad “incontrare se stesso, ad assumere la responsabilità delle sue operazioni mentali, ad osservare ed a riconoscere la loro funzione specifica” (Cit. “Prendere il corpo”, F.Romano).

Dal punto di vista motorio, il cavallo trasmette 110 impulsi al minuto, in oscillazioni tridimensionali che richiedono continui, precisi e sequenziali coordinamenti muscolo-articolari. Si inizia così un processo per l’aumento dell’elasticità muscolare, per l’allungamento e la distensione degli arti inferiori, per il raddrizzamento della colonna vertebrale, per la percezione dell’equilibrio, per l’aumento della motilità delle articolazioni. Il centro di gravità del soggetto si abbassa, rendendo il sé ed il cavallo un insieme dinamico.

L’ippoterapia è indicata sia per problemi in campo neurologico, sia psichiatrico, sia ortopedico-traumatologico.

Ma ciò che conta di più è che si va a cavallo per star bene e per passare un momento felice. Bisogna imparare a star bene per imparare, e l’idea di relazione serve proprio a questo.

L’attività ippoterapeutica non è però un passatempo; va intesa come necessità di conquista nel superamento dei propri limiti.

Il disabile molte volte ha bisogno di sentirsi responsabile, capace, necessita di fiducia in se stesso, di autostima. L’obiettivo diventa quindi una maggiore possibilità/capacità di progettare la propria esistenza per entrare in relazione con gli altri.

Salire su un animale alto, sentirsi lontani da terra, lontani dal contatto con chi è sempre d’aiuto, e sentire di condividere tutto ciò con un essere vivente proprio sotto di noi, suscita grandi emozioni e permette l’aumento della fiducia nelle nostre capacità.

Quando viviamo un’emozione, noi siamo quell’emozione, viviamo ciò che ci circonda con gli occhi di quell’emozione.

Nell’ippoterapia non solo si conferisce la pari dignità dell’emozionale nella relazione con il razionale, ma si considera la sfera emozionale come la risorsa principale per creare le condizioni di sviluppo e/o cambiamento.

L’empatia rappresenta “lo stato di reciprocità e di ascolto” delle emozioni dell’altro.

Nell’attività ippoterapeutica utilizziamo la relazione mente-corpo con lo scopo di riportare all’espressione relazionale emozioni mai espresse o bloccate. Ed essendo il cavallo un animale spiccatamente autocentrato, costringe l’interlocutore a porsi altrettanto autocentrato. Conoscere l’altro, infatti, significa contemporaneamente conoscere se stessi.

Insomma, i benefici sono: sviluppo e potenziamento muscolare, orientamento spaziale, abilità visuo-spaziali semplici e complesse, integrazione relazionale, aumento dei canali comunicativi e relazionali, inserimento nell’attività individuale e di gruppo, sviluppo del problem solving, miglioramento delle capacità dell’uso degli attrezzi, miglioramento delle coordinazioni di base per riorganizzare la conoscenza dello schema corporeo.

 

 

Esistono mille storie commoventi sul comportamento dei cavalli nella relazione con persone diversamente abili.

Ciò che conta di più è che questa terapia ha come scopo la realizzazione personale di chi non riesce a giungerci da solo.

E molte volte mi rendo conto che gli animali siano molto più capaci di noi a capire l’altro.